Pagina curata degli studenti del nostro liceo
Come studenti e studentesse, siamo chiamati a prendere una posizione di fronte a quello che sta accadendo in Ucraina. Di fronte al dolore di vite stravolte all’improvviso, fatte di affetti, abitudini e frammenti di quotidiano in cui possiamo riconoscerci. Davanti a morti, profughi, civili chiamati alle armi: realtà difficili da immaginare.
Come si fa a tacere, a non reagire, a non contestare, a non gridare?
Se un giorno la tua casa e i tuoi sogni fossero distrutti, nella tua Forlì ferita e insanguinata cosa desidereresti da un ragazzo che vede la tua disperazione attraverso uno smartphone o in tv? O se fossi costretto a combattere una guerra che non è tua?
Il problema è che abbiamo normalizzato l’indifferenza come conseguenza di una cultura che invoglia a intraprendere la strada più rapida e comoda. Lo facciamo per sopravvivere ad un sistema bulimico di notizie e immagini che vuole riempire il silenzio generato dalle tragedie, e lo fa coprendo il rumore delle vite spezzate, facendo sbiadire il colore del sangue.
In mezzo a questa confusione dobbiamo scegliere se restare ad occhi chiusi o comprendere che il più grande atto di violenza è ignorare la sofferenza altrui. Ma, immersi nel disordine che si agita in noi e attorno a noi, risalta un punto sicuro a cui aggrapparsi: la posizione di chi si domanda, di chi si interroga di fronte a questa realtà e si lascia provocare.
Dobbiamo combattere contro la nostra indifferenza per affermare questa posizione, contro la tentazione di porre un punto sbrigativo alla questione. Bisogna tenere aperta la ferita, lasciare che le domande gridino risposta.
I rappresentanti degli studenti del liceo
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